The image of the door alludes to the passage between two dimensions. The door is one of the most mysterious and richest symbol in human culture: it’s often not only the symbol of the entrance, but also of the secret space, of the mysterious power on which it opens.
I felt the need to keep my door open more than I expected, in order to have, from a less blurred vision, an absolute view of what there is beyond my imaginary doorway.
The intent is not to show a work, not only this one. The intent is to woo you, to provoke your peace, to harass it and lead you to the curiosity of looking for your passage point, to push you to discover what change could ever belong to you and, finally, to find the aesthetics of your space. A space of daily life, a tangible space that we often do not observe with the proper attention. We let ourselves be blinded by an artificial light rather than perceiving the lasting and pure one, which is inherent in nature itself
My operation is built on sensations that float suspended by the only one and exact frequency that holds the whole, the energy. An energy inevitably wrapped by a childish fascination that is nothing but the basis of a solid ideal of the future
My work assumes its most accomplished sense only if this surreal coming and going, with your mental abstractions, will succeed to maintain its frequency.

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L’immagine della Porta allude al passaggio tra due dimensioni. Il simbolo della Porta è uno dei più ricchi e misteriosi della cultura umana: Spesso è il simbolo non solo dell’ingresso, ma anche delle spazio segreto, del potere misterioso su cui essa si apre. Ho sentito la necessità di tenere aperta la mia porta più del previsto, per avere, con occhi meno offuscati, una visione assoluta di ciò che si trova al di là del mio uscio immaginario.
L’intento non è quello di mostrare un’opera, o non del tutto, bensì di corteggiarti, di provocare la tua quiete, molestarla per condurvi alla curiosità di cercare il tuo punto di passaggio, spingerti a scoprire quale mutamento potrebbe mai appartenerti e infine trovare l’estetica del vostro spazio. Uno spazio di vita quotidiana, uno spazio tangibile che spesso non osserviamo con la giusta attenzione. Ci lasciamo accecare da una luce artificiale piuttosto che percepire quella, duratura e pura, che è insita nella natura stessa.
La mia operazione è costruita su sensazioni che fluttuano sospese da una, e solo una frequenza esatta che sorregge il tutto, l’energia, avvolta inevitabilmente da un fascino infantile che non è altro che la base di un solido ideale di futuro.
Il mio lavoro assume il suo senso più compiuto solo se questo surreale andirivieni riuscirà, con le vostre astrazioni mentali, a mantenere la sua frequenza.